Ora non è che a una direzione del Pd dedicata al Mezzogiorno tu ti aspetti che un segretario citi per forza Gramsci e neppure quell’onest’uomo di Salvemini o quel sant’uomo di Guido Dorso, giusto per rifarsi a radici di storia politica diversa – tutto un bagaglio pesante da rottamare probabilmente. Però davvero, sentire che al prossimo incontro ci vorrà un masterplan per il Sud – come direbbe ai suoi venditori porta a porta qualunque dirigente d’area della scopa elettrica Folletto –, secondo me è proprio offensivo, è aver passato il segno.
Persino a me è stata dedicata una citazione durante l’incontro, e questo non mi fa piacere per nulla. Il ministro Franceschini, intervenendo, ha detto: «Qualcuno aveva parlato di un asse dei governatori del sud alternativo al governo, oggi invece si stringe un’alleanza forte». Ecco, io ne avevo parlato, da queste pagine, subito dopo le elezioni regionali di maggio che disegnavano per la prima volta nella storia d’Italia tutto il Sud governato dalla sinistra. Mi auguravo che i governatori si incontrassero, discutessero, portassero dati, analisi, trovassero fili di una trama comune, di una piattaforma, di un piano politico di azione. Non se n’è fatto niente. Nessuno ha preso l’iniziativa. Michele Emiliano prometteva sfracelli di qua, quell’altro prometteva sfracelli di là.
Invece, ieri erano tutti lì a riverire il primo ministro. Tutti con il cappello in mano. Renzi ha gettato un po’ di monetine di qua e di là. Emiliano è stato il più lesto a abbracciarlo. Gli ha sistemato l’Ilva, qualcos’altro si può fare, nell’alimentare. De Luca ormai ci fa lingua in bocca. E poi c’è il progetto dell’eliminazione delle ecoballe, su cui De Luca si era impegnato in campagna elettorale per due anni al massimo, Renzi ha detto che ce ne vorranno tre, giusto per tenere il punto. Questa storia delle ecoballe è strepitosa: abbiamo speso miliardi per stoccarle, ora spendiamo miliardi per smaltirle, chissadove, chissacome. Neppure Don DeLillo nel suo romanzo Underworld poteva immaginare una cosa simile. Oliverio, dalle Calabrie, è stato un po’ in disparte, ma aveva già ricevuto qualcosa, Renzi gli ha sistemato un po’ di Lsu nell’ultimo decreto-legge e questo gli è bastato. E poi ha proclamato che l’Alta velocità deve arrivare fino in Calabria – con questa promessa se ne può tornare a casa contento, intanto che tagliano tutti i treni e chiudono pure le stazioni. Crocetta, intervistato a destra e manca – lui è proprio una star dei media, e ora che tutti aspettano il processo contro «l’Espresso» per dieci milioni di risarcimento per via dell’intercettazione non-proprio-sicura, ce ne saranno delle belle –, è rimasto un po’ sulle sue. Renzi gli ha detto che troverà il modo di sanare il bilancio, soprattutto il buco della sanità, parliamo di qualcosa come 500 milioni di euro, ma ancora non si vede niente, e Crocetta fa un po’ il muso. E poi che gli può promettere, se l’Alta velocità arriva in sogno volando fino a Villa San Giovanni, non è che ci rimettiamo a parlare di ponte sullo Stretto? Per cui, sempre col ciuccio andranno in Sicilia. A Pigliaru, per la Sardegna, non è toccato niente, e è stato puntuto, ma Renzi forse neppure sa dov’è esattamente la Sardegna. Sa dov’è Ibiza, perché gliel’ha raccontato Bonifazi, che è il tesoriere del Pd. E Bonifazi gli ha raccontato che c’è un gasdotto ma che gli ibizenchi sono contenti e il turismo va a gonfie vele. E così Renzi ha trovato l’occasione di parlare del Tap, il gasdotto adriatico. Domande, perplessità? Potete sempre chiedere a Bonifazi (testuale). E così è finita la direzione del Pd, rimandandosi a un prossimo incontro. Quello del masterplan. Io non riesco a capire uno come Bersani non gli pigli il coccolone in una riunione così. Sarà che si imbottisce di tranquillanti.
Mancavano alla riunione Zingaretti e il Lazio. Ora qui c’è un equivoco storico, che è quello del centro-Italia. In Italia c’è una cosa che continuiamo a chiamare Centro perché non si può dire che Roma, la capitale, sta nel Sud. Difatti l’avevano messa a Firenze, volevano metterla a Torino. Per dire, mancavano anche D’Alfonso per l’Abruzzo e Frattura per il Molise, che sempre di centro-sinistra sono. Dicono che Lazio, Abruzzo e Molise stiano nel Centro. Ora, dico, voi avete mai sentito parlare un molisano? Che so, per dire, ve lo ricordate Di Pietro, da Montenero di Bisaccia, Campobasso? Ecco, lui è un uomo del centro-Italia. È una cosa da schiattare dalle risate.
Però sul Lazio, la percezione sociale sta cambiando. Per esempio, il procuratore Pignatone s’è già portato avanti, con l’inchiesta Mafia Capitale, una roba che Palermo e Reggio Calabria se la sognano. Così, ha “consegnato” Roma al Mezzogiorno mafioso. Si attende modifica costituzionale.
In realtà, il Lazio c’era pure, in una citazione del primo ministro, quando ha detto che metà delle imprese dell’agro-alimentare sta nel Sud, che è vero solo se si considera anche il Lazio dentro. E poi non significa niente, nel senso che le aziende del Sud sono per lo più piccole e medie, quando non a conduzione familiare e quindi non è che il numero significhi che producano metà del prodotto agro-alimentare. O del fatturato.
Insomma, chiacchiere al vento.
Su una cosa Renzi ha ragione – a parte le solite minchiate su gufi, rosiconi, autoassoluzioni e compagnia cantando: quando dice che al Sud manca la politica. Però ce li aveva tutti là quelli che avrebbero dovuto fare “la politica” del Sud. E il fatto è che neppure domani, tornati a casa e contando le monetine nel cappello, la faranno.
Nicotera, 8 maggio 2015