Bravo Gassmann, e non dite che è antipolitica.

alessandro-gassmanC’è pure chi non ci sta, e twitta: «Pago già le tasse, cioè pago perché qualcuno pulisca la mia città, perché dovrei armarmi di ramazza e paletta e pulire io Roma?» C’è sempre qualcuno che obietta, quando lanci un’iniziativa, e non è questo il punto.
Forse neppure Alessandro Gassmann si aspettava una risposta così entusiasta al suo tweet: «Noi romani dovremmo metterci una maglietta con su scritto ‘Roma sono io’, armarci di scopa, raccoglitore e busta per la mondezza, e ripulire ognuno il proprio angoletto di città. Roma è nostra, da settembre scendo in strada anch’io, voglio vederla pulita. Diffondete questa notizia, fatelo anche voi. Basta lamentarsi, basta insulti, FACCIAMO!» E poi più tardi: «Inizio ai primi di settembre, confermo non ho tournée».
Invece, senza aspettare settembre, l’hashtag ha creato immediata mobilitazione, le foto di chi s’era messo un foglio sul petto con la scritta ‘Roma sono io’ si sono moltiplicate e così i tweet, insomma la cosa è diventata subito virale. Gigi Proietti ha dato un’ulteriore spinta: «A Roma non c’è solo la pulizia delle strade che non funziona… Non c’è un solo settore che funzioni bene, dai trasporti alla pulizia delle strade. È un momento molto doloroso e è il risultato di qualcosa che si è succeduto negli anni. Forse noi romani avremmo dovuto presagirlo, ma la verità è che Roma non è molto amata, né dai romani né dai turisti». Hanno iniziato quelli del mondo dello spettacolo, e poi giù una valanga. Ci si sono messi di mezzo anche politici in cerca di sponde, come Corrado Passera, e politici ormai in disarmo, come la Melandri. E il sindaco Marino, plaudente, anche se dovrebbe arrossire, no?
Gassmann non è nuovo a polemiche sui social: a marzo aveva scatenato un putiferio contro Francesca Barracciu, sottosegretaria ai Beni culturali e al Turismo, in un tweet in cui invitava i politici indagati a mollare le poltrone. Erano volati gli stracci, e poi lei si era scusata per avere esagerato. A aprile c’era stata una furibonda lite con Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia a Ballarò di Massimo Giannini. Si parlava di immigrazione e Gassmann aveva raccontato quel che aveva visto, in Libano, in Siria, concludendo: «L’accoglienza che riserviamo a queste persone non è dignitosa». La Meloni, che nei talk show ci sta un giorno sì e l’altro pure e conosce ormai le tecniche per fare scena, l’aveva accusato di demagogia e Gassmann furibondo: «Non faccio demagogia perché io non sono un politico. Deve essere chiaro che noi vi paghiamo e siamo liberi di giudicare quello che fate. È chiaro? No, deve essere chiaro, vi paghiamo noi. Non sempre è chiaro. Vuole continuare a ripetere un’altra volta la stessa cosa?»
Forse liquidare tutta questa storia con un po’ di supponenza – è la solita antipolitica, ormai il primo che ha una sua visibilità e lancia i sassi contro i politici riscuote un gran consenso – non è sufficiente. Anche il richiamo allo “spirito civico” dei milanesi dopo il tornado dei black bloc che il primo maggio sfasciarono un po’ di vetrine e sporcarono qualche muro protestando contro l’Expo – a proposito, è stato un fallimento o no? È vero che per realizzare qualche quattrino venderanno pure gli infissi e i mobili? – e il giorno dopo armati di vetril e panno vileda un po’ di cittadini lombardi si misero a far pulizie, non basta.
Negli ultimi anni, era il movimento 5Stelle che “capitalizzava” l’umore nero dei cittadini contro i politici. A Roma sembrano spiazzati. Sì, è vero, i sondaggi li danno vincenti, così come in Sicilia: come bastasse ormai solo la deriva degli episodi – l’inchiesta Mafia Capitale, a Roma, la crisi del governo Crocetta, in Sicilia – perché i voti arrivino a loro.
Però, tutto viene demandato al fatidico giorno in cui i 5Stelle prenderanno il Palazzo d’inverno, a colpi di schede, s’intende. Nell’attesa, non è che smuovano granché il culo.
Invece, questa cosa di Gassmann ha il dono di essere facile, come schiacciare a casa una bottiglia d’acqua dopo averla bevuta e metterla nella differenziata e convincerti così che stai salvando il mondo. Un gesto banale, pieno di significato. L’invito di Gassmann a scendere nelle strade sarà banale, ma è pieno di significati.
È la politica del “fai-da-te”. Non con i meet up e i colpi di mouse, ma con ramazza e paletta. Magari ne vengono fuori cose buone, chissà.

Nicotera, 27 luglio 2015

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