Corporation dell’over e sogni di periferia

Ma Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore – cantava De Gregori, per La leva calcistica della classe ’68. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore / un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
Bisognerebbe suonarla prima di ogni partita nei campetti di periferia, nelle scuole di calcio, dove si allenano i pulcini; bisognerebbe farla ripetere la sera, prima di spegnere la luce e andare a dormire, a tutti i ragazzini del mondo che sognano di correre dietro una palla; bisognerebbe farla recitare ai loro genitori, con una mano sul cuore e l’altra sul pallone, come fosse la Costituzione americana.
Non so se il calcio sia lo specchio di questo paese, se la sua corruzione è la corruzione di ogni struttura sociale, di ogni aggregazione civile, di ogni istituzione. Viene un po’ la tentazione di metterla così, come fosse un’antropologia dell’essere italiani. O quanto meno italiani di questo tempo. Epperò, si finisce col gettarla in caciara in questo modo. Ci sono, invece, responsabilità precise. Cinquanta persone arrestate in un’inchiesta “per caso” – come sono ormai molte delle inchieste – cioè nata seguendo le intercettazioni di un pregiudicato affiliato alla ndrangheta. La procura di Catanzaro “scopre” una miniera, allerta lo Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia, e viene fuori un ambaradam pazzesco che fa il paio, se non peggio, con quello di Cremona. Solo che, stavolta, sono interessati i campionati “minori” – almeno sino a questo punto dell’inchiesta, la serie B, benché ci siano stati dei sospetti, non è stata coinvolta – ovvero la Lega Pro e la serie D. che comunque sono due campionati di calcio, dove sono coinvolte speranze, passioni, investimenti, territori, associazioni.
Cinquanta persone arrestate – tra cui, quindici calciatori, sei presidenti di società, otto tra dirigenti sportivi, allenatori, direttori, e dieci finanziatori, ovvero gli scommettitori, che sono di Malta, del Kazakhistan, del Vattelapesca. Trentatre squadre coinvolte in entrambi i campionati. Il giro delle scommesse sembra impazzito, proprio come la finanza globale, Malta fa da collettore, passando da Serbia e Slovenia e via Turchia arrivando fino al Kazakhistan e ritorno. Che ne sapranno in Kazakhistan del Santarcangelo, del Tuttocuoio, della Paganese? Niente. D’altronde chi diavolo ci capiva niente dei derivati, dei subprime e dei Cds che ti vendeva la Lehman Brothers, che se solo provavi a spacchettarli ti sarebbe venuto il mal di testa? Non gliene frega niente a chi muove i soldi dove vanno i soldi: l’unica cosa che gliene frega è che ne tornino di più.
È sul come fare in modo che ne tornino di più che nasce il business. E nasce pure la criminalità. Perché bisognerà che le partite finiscano come si vuole, che abbiano un certo risultato. E per ottenere quel certo risultato bisogna prima capire come si distribuisce l’algoritmo. Cioè l’algoritmo delle scommesse, che le spalma e le distribuisce e le articola, in modo che non sia troppo evidente che dietro c’è un movimento. E calcola pure che qualche po’ di soldi dovrà andarsene in fumo, per potere invece raccattare quelli che contano. È così che funzionano le cose. O pensate che a Malta ci sia chi studia giornata per giornata la Pro Patria e la Vigor Lametia? Prima vedi quanti soldi ci sono – cioè raccogli quote di investitori –, poi vedi dove le devi applicare, quali partite si possono manipolare, oppure su quali hai informazioni che ti garantiscono certi risultati. Poi parte la corruzione. O, diciamo per dire un eufemismo, la pressione. E tutto in un giro velocissimo. Una volta che hai fatto “il gancio” – che siano calciatori, che siano massaggiatori, dirigenti sportivi, allenatori, presidenti – quella è una cambiale che non scade mai. Alla prossima occasione, ci torni su. E così, intanto che ti sei costruito un “pacchetto” di pedine da muovere, puoi condizionare un bel numero di partite. È la finanza, bellezza. Però i risultati devono essere “aggiustati”, non è che si dà in natura che Andria-Puteolana finisca 7 a 2, succede solo se hai scommesso che ci vogliono cinque gol di scarto e te ne viene un bel gruzzolo.
Dicono che il problema della crisi “morale” del calcio nasca tutto dall’enorme quantità di denaro che gestisce la Infront con i diritti tv. Dicono che la Infront sia fatta dagli ex ragazzi di Galliani, il totus tuus di Berlusconi per il Milan e il calcio, almeno fino all’altrieri quando è arrivata Barbara, e che adesso forse gioca una partita tutta sua, perso nella giungla, immerso nell’orrore come il colonnello Kurtz di Apocalypse Now. Dicono che Galliani sia pappa e ciccia con Lotito, che è riuscito a conquistare i piccoli e con i piccoli a mettere sul trono un po’ di bacherozzi convinti d’essere diventati farfalle. E ciononostante se c’è uno che vomita disprezzo per i piccoli, quello è Lotito. Dicono che quest’asse finisca con il determinare gli equilibri di potere. E se se c’è una cosa che uno capisce è che per vincere le partite non bastano i calciatori – come dice uno dei boss di quest’ultima retata. Però, Lotito – anche adesso che l’indagine lo lambisce, per via della Salernitana, che pure sta squadra sembra che – se ne frega e, parole sue, «va avanti come un treno». Qualcuno vorrebbe moralizzare tutto questo, “commissariare” tutto questo. Non è la prima volta. Sembra un po’ come Tangentopoli, che doveva fermare la corruzione politica, che si ripresenta a ogni grande opera, a ogni appalto di una qualche importanza. Forse la strada non è propriamente quella di commissariare a manette ogni cosa, magari se ci pensiamo ci viene fuori una grande idea e una buona pratica, chissà.
Il calcio è tra le dieci industrie più importanti del paese. Sembra una gran notizia, ma a me fa venire una gran tristezza.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai di giocatori / che non hanno vinto mai / e hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro / e adesso ridono dentro a un bar – cantava De Gregori. Invece, succede che a venticinque anni, se sei ancora in Lega Pro o in serie D e hai capito che il treno è passato, pensi che la cosa migliore che tu possa fare è buttare la palla dentro la tua porta alla prima occasione. E poi passare a battere cassa. Non sarà un granché, però magari la prossima volta ci prendi di più. Arrotondi. D’altronde non fanno così tutti? Oh, mica solo in maglietta e calzoncini.

Roma, 20 maggio 2015

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