E il codice etico sugli elettori, lo vogliamo fare?

Dicono che lo proveranno in Calabria, per le comunali di Reggio e per le regionali, il codice etico. E dove altro, se no? Che se lo provavano in Lombardia, magari gli facevano le pernacchie, però invece qui sembrano tutti pronti a levarsi il cappello. Tanto, qui, siamo abituati ai commissariamenti. È commissariata la Regione, sono commissariati i comuni, sono commissariate le Asp, era commissariato il partito democratico, sono commissariate le processioni, sono commissariati i parroci, sono commissariati gli appalti: manca solo da commissariare la banda musicale di Verbicaro, per dire, o di Palizzi, per dire, e l’Associazione reduci di San Nicola de Legistris – se ce n’è rimasto qualcuno – e stiamo al completo.
Perché poi di questo si tratta, commissariamento delle liste: «la Commissione si impegna, e questa è una novità assoluta, a vigilare concretamente sulle liste elettorali», dice il vicepresidente Claudio Fava. E tanto per non mandarle a dire: «Sarà importante poter fare affidamento sul lavoro di monitoraggio e di denunzia politica della nostra Commissione». Vigilanza, monitoraggio e denunzia. Le liste elettorali in Calabria le fanno Claudio Fava e Rosi Bindi. Alè.
Ora, l’eugenetica antimafista del candidato ha curiosi presupposti di filosofia morale: presume cioè che se uno non ha peccato, non peccherà mai più fino all’ultimo respiro che esalerà, mentre se uno ha già peccato è condannato per l’eternità al fuoco della Geenna. La chiamano incandidabilità, in termini elettorali, ma è la stessa cosa. Il problema è che buona parte dei candidati e dei politici che finiscono negli imbrogli avevano l’anima e la fedina immacolata come quella di una creatura, e che è stata proprio la “macchina politica” a presentargli sul cammino occasioni di ladroneggio. Il problema cioè è che è la macchina politica che è diventata autoreferenziale e quindi senza controllo, che la macchina politica è diventata veicolo di ambizioni personali disposte a qualsiasi patto col diavolo per arraffare e mantenere il potere. È il problema di noi cittadini, l’ultima ruota del carro, lo so.
Dice, ma noi li selezioniamo alla partenza. Un po’ come si faceva – si fa ancora? – per i carabinieri, che se uno faceva domanda per entrarci quelli domandavano a destra e manca informazioni sul candidato all’Arma e su parenti fino alla settima generazione. Carabinieri si nasce, non si diventa. Ecco, politici per bene si nasce, non si diventa. Certificazione dop di Fava e Bindi.
Dico io, ma che ce la fate fare a fare le elezioni in Calabria? Spendiamo soldi inutilmente, facciamo tutta sta ammuina che sembra debba venire il finimondo e poi è una pastetta, perdiamo tempo e energie, nascono pure inimicizie in famiglia, che io non mi sono parlato con mio cognato per due anni, non mi sono, quanto che gli ho detto che le primarie mi sembravano una coglionata. Nominateli voi direttamente da Roma, che so, il governatore, i consiglieri, il sindaco di Reggio o di dov’altro. Non l’avete ancora capito – massì che l’avete capito – che il problema non sono i candidati ma noi elettori? Il codice etico sugli elettori, lo dovete fare. Sui calabresi, dico.
Prendine uno a caso, e ci puoi mettere la mano sul fuoco che il cugino della cognata che sta in Argentina ha fatto le scuole medie col figlio del boss. La sociologia ha teorizzato i sei gradi di separazione, cioè l’ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di cinque intermediari. E che c’era bisogno della sociologia? Venivate in Calabria e ve li spiegavano i giudici, i sei gradi con la ndrangheta. Fava e Bindi la conoscono la sociologia?
Fate così, delle belle liste pulite pulite a Roma, senza che poi vi scomodate a venire fino a qua. E senza che ci votiamo, ve li eleggete per governarci e amministrarci. E ci togliamo il pensiero. Che so, metti per le politiche, quanti seggi ci toccano alla Calabria, quattro, cinque. Ecco, metteteli nello scorporo, nei resti. Poi, a seconda dei voti che i partiti si prendono nelle altre regioni, si dividono i posti della Calabria. Tanto, per quello che fanno o hanno fatto.
Oppure, se proprio dovete farla sta cosa che ci fate votare, per la democrazia che se no ci perde la faccia, fateci votare per il Trentino-Alto Adige. Ci mandate le liste della Südtiroler Volkspartei, della Union Autonomista Ladina, del Autonomistische Welschtiroler/Trientiner Tiroler Partei, dell’Unione per il Trentino, che so, con tutti i nomi dei loro candidati, tipo Daniel Alfreider, Hans Berger, Renate Gebhard, Florian Kronbichler, e noi li votiamo, che so la Gebhard la spingiamo a Caulonia, Kronbichler lo portiamo a Bisignano, Alfreider a San Nicola da Crissa, e Berger a Trebisacce. Senza che vengono, ci mandate i santini dei candidati, con la faccia bella stampata, e è fatta.
Oppure fateci votare per la Valle d’Aosta, per l’Union Valdôtaine, con candidati tipo Alexis Bétemps o Guy Césal o Ennio Pastoret, che io ce lo vedo bene a Césal nel collegio di Longobucco e Laino Borgo, per dire.
Che poi sarebbe pure un bel modo per tenere unita l’Italia, no? Quelli – dico quelli dell’Alto Adige e della Valle d’Aosta – stanno ancora in Italia, no?
O siamo noi che non ci stiamo più?

Nicotera, 27 settembre 2014

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