Il bizzarro Genchi, paladino del Paese dei complottisti

Non sono il Gatto e la Volpe, Genchi e De Magistris, condannati ieri l’altro a Roma. Uno dei due anzi è un fesso. Secondo il pubblico ministero che ne aveva chiesto l’assoluzione – il giudice ha avuto tutt’altra opinione – il fesso è De Magistris: «Chiedo l‘assoluzione per Luigi de Magistris perché il processo ha dimostrato che non era a conoscenza che stesse compiendo atti illeciti». E se non sei a conoscenza di compiere atti illeciti in un’indagine che ha messo sottosopra il mondo politico italiano, ha spaccato procure e Consiglio superiore della magistratura, e ha provocato una crisi di governo, devi essere proprio fesso. E se tu sei fesso, sostiene in pratica il pubblico ministero, vuol dire che fu l’altro il malizioso colpevole, vuol dire che fu Genchi la Volpe a scegliere i nominativi su cui dirigere l’indagine, arrivando alle famose utenze telefoniche che provocarono il ciclone. Certo, a pensare che poi ci hai costruito sopra la tua carriera politica e sei diventato, contro ogni aspettativa, sindaco di Napoli, suscitando, con la tua bandana arancione, entusiasmi e speranze, presto diradatisi, forse la Volpe sei stato tu, De Magistris, e il fesso è stato Genchi.
Fesso, Genchi?
È il 14 luglio ‘92, a meno di mese dalla strage di Capaci. Due consulenti informatici sono incaricati dalla Procura di Caltanissetta di effettuare una perizia su agende elettroniche e altro materiale rinvenuto nell’ufficio e nelle abitazioni di Roma e Palermo del giudice Giovanni Falcone. Gli esperti sono Luciano Petrini, ingegnere elettronico e Gioacchino Genchi, funzionario di polizia. Per analizzare il materiale informatico i due esperti impiegano sei mesi.
L’8 e 9 gennaio 1996, Genchi e Petrini testimoniano sulla perizia che hanno svolto davanti ai magistrati della Corte d’assise di Caltanissetta, al processo per la strage di Capaci. Hanno classificato e esaminato centouno reperti appartenuti al giudice Falcone. Sono precisi, preparati, parlano di memorie cancellate, di file modificati e rieditati nel periodo successivo alla strage. E di anomalie. La memoria del Toshiba di Falcone è stata “ripulita”. Anche l’agendina portatile Casio, ritrovata in via Notarbartolo, ha subito la stessa sorte. I due consulenti ne ripristinano il contenuto.
Sono stati tutti recuperati i dati? «Se si fosse modificato un numero telefonico di un soggetto che risultava già inserito nell’agenda – spiega Genchi – o gli si fosse cambiato il nome o si fosse cancellato un numero di un’annotazione già precedente o cambiato l’oggetto di un appuntamento calendarizzato con una certa data, in nessun modo la consulenza avrebbe mai potuto rilevare il contenuto di un operazione di editazione avvenuta prima della consegna dei reperti».
Quando «ci sono delle rieditazioni sul supporto magnetico, cioè allorché si rivà a rieditare, quindi a riscrivere o per errore o per dolo o per imperizia, con qualunque volontà e intenzione – dice ancora Genchi –, si va a rioccupare una parte dell’hard disk e si va a incidere sulla possibilità di recuperare eventuali dati cancellati, quindi il supporto perde quella verginità, diciamo, quella originale forma fisica logica di contenuto di dati che in effetti aveva dal momento in cui il suo legittimo titolare ne aveva cessato la disponibilità».
Insomma, Genchi non dice assolutamente nulla di definitivo e una serie di banalità tecniche. Allude, fa intendere, lascia spazio a qualsiasi possibilità, a qualsiasi cosa potesse essere accaduta. È un tecnico, chi non può credergli? È un poliziotto, come non fidarsi? Diventa immediatamente il paladino e il beniamino di tutti i complottisti.
Tonino Di Pietro lo osanna, lo incita. Marco Travaglio lo sponsorizza, lo sostiene, lo aizza. Quando Berlusconi, in una delle sue ricorrenti campagne contro le intercettazioni telefoniche, attacca Genchi definendolo «un signore che ha messo sotto controllo trecentocinquantamila persone», Travaglio spiega che «Gioacchino Genchi non ha mai intercettato nessuno in vita sua: riceve intercettazioni e tabulati disposti e acquisiti dai pubblici ministeri e dai giudici secondo la legge e li incrocia per leggerli e interpretarli al meglio. Incastrando colpevoli e scagionando innocenti». È vero. Genchi non “ascolta” utenze telefoniche. È uno stregone dei tabulati, cioè dei contatti e delle tracce di contatti tra utenze. Volendo, si possono lasciar intendere tante cose, se ne possono trascurare altre. Era il mestiere di Tavaroli, l’ex carabiniere spione della Telecom, per dire.
Certo, lui è di altra pasta, ha larghe visioni. Una volta scrisse sul suo blog che la strage di Capaci cambiò il corso della politica italiana ma anche di qualche altro stato. Si riferiva a Gorbaciov. «Dopo la caduta del Muro di Berlino si stava formando un fronte attraverso l’Italia, il Vaticano di papa Wojtyla, Andreotti, Gorbaciov che tendeva ad aggregare l’Unione Sovietica su una posizione contraria a ogni conflitto, e questo determinava un calo negli investimenti per gli armamenti. Bush vince le elezioni negli Stati Uniti grazie all’appoggio delle lobby della morte. Quindi bisognava raffreddare la posizione dell’Italia e sferrare sostanzialmente l’attacco ad Andreotti che era una delle menti di questo fronte». Questo è l’uomo.
Entrato nel team di difesa del governatore Raffaele Lombardo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, chiamato anche a esaminare il traffico telefonico oggetto dell’indagine, prima ancora di lavorare ai dati si esprime subito sull’inchiesta, definendo Lombardo «vittima di un complotto di dimensioni titaniche». Chissà, stavolta c’era di mezzo un “fronte” che attraversava lo Yemen, del Nord, l’Angola, la Carolina del Sud e le isole Bermuda. Anche quella volta, in Sicilia, non gli hanno creduto, come l’altro ieri a Roma.
«L’ho fatto per lo Stato», dice sempre del proprio lavoro, Genchi. Già, quale Stato?
Per quanto oscura e inquietante possa essere la storia di questo paese, zeppa di intrighi e di complotti tra interessi occulti e criminali e lobby di potere e di poteri, come si fa a affidare la ricerca della verità, e quand’anche lo smascheramento della menzogna, a personaggi così bizzarri? Non abbiamo di meglio da mettere in campo? O altrimenti detto: si può essere così fessi?

Nicotera, 25 settembre 2014

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