L’università naufraga con Schettino?

C’è di che far tremare le vene e i polsi, a tenere la cattedra di Psicopatologia forense alla Sapienza di Roma, con quel po’ po’ di eredità di chi ti ha preceduto che ti ritrovi. La cattedra prima erano due, l’una di Medicina criminologica e l’altra di Psichiatria forense, affidate ai professori Aldo Semerari e Franco Ferracuti. Semerari lo trovarono decapitato all’interno della propria automobile nel 1982 a Ottaviano. Ottaviano era il cuore del regno di Raffaele Cutolo, il capo della Nuova camorra organizzata, che al tempo era in guerra aperta contro l’altra fazione, la Nuova famiglia degli Zaza, Nuvoletta e Bardellino. Guerra, vuol dire alla lettera, che la mattina passavano i camion a raccoglierli i cadaveri, a Napoli. Semerari, professore emerito, espertissimo e titolatissimo, era riuscito nello straordinario esercizio di essere contemporaneamente un fascistone eversivo, un uomo dei servizi segreti e un affiliato dei clan di camorra. Gli tagliarono la testa. E uno. Ferracuti invece morì nel proprio letto, però oltre che professore emerito, espertissimo e titolatissimo, era stato il consigliere di Cossiga al tempo del sequestro Moro. Solo che contemporaneamente era uno degli iscritti della loggia P2 di Licio Gelli (tessera n. 2137) e un agente della Cia. Come esperto, consigliò a Cossiga di dire che le lettere di Moro confermavano che fosse stato sottoposto al lavaggio del cervello – era un professore di psichiatria forense, lui, o no? A Cossiga gli venne la vitiligine e poi diventò picconatore della repubblica. A Ferracuti, niente. Ecco, metti assieme queste due storie e viene fuori quella cattedra di Psicopatologia forense tenuta dal professore emerito, espertissimo e titolatissimo, Vincenzo Maria Mastronardi. Uno che, insomma, non si lascia certo intimidire dalle storie che ti porti dietro. Anzi, se le va a cercare. Uno, che lo chiamano la polizia e l’esercito per consulenze. È lui, quello che ha invitato Schettino a tenere un seminario all’università.
D’altra parte, il master si titola: “Dalla scena del crimine al profiling”, e nel corpo docente – c’è scritto ben chiaro sul sito dell’università – ci sono «esperti di Criminologia e Criminalistica, noti docenti stranieri, attori e autrici di teatro, testimonianze dal vivo di autori di reati efferati». Schettino, voi, dove lo classifichereste? E secondo voi, far tenere, sempre nello stesso master, un seminario a Luigi di Majo, personaggio televisivo nonché bravo penalista, uno che ha bazzicato da “Chi l’ha visto” a “Forum” da “Assassine” a “Distretto di polizia”, ha molto senso? E ha senso far tenere un seminario a Francesco Pannofino, simpaticissimo e bravissimo, forse perché ha interpretato Tommaso Buscetta, il pentito uomo d’onore, in una fiction tv o perché ha prestato la voce a Grissom in “CSI – La scena del crimine”? Hanno più senso di Schettino?
Io lo capisco al professore Mastronardi, di sti tempi non sai che ti devi inventare per far venire allievi ai tuoi corsi: c’è chi dà la laurea di architettura ai cantanti, chi quella di medicina agli attori, chi quella di filosofia ai calciatori. Fanno rumore, si scrivono gli articoli, e i ragazzi, si sa, ci mettono poco a invaghirsi, magari si iscrivono a filosofia sperando di diventare calciatori da decine di milioni di euro, un giorno. Così, a Psicopatologia forense potrebbero iscriversi per diventare attori di televisione. O Schettino, un giorno. Che c’hai il tuo momento di celebrità.
E poi, bisogna essere un filino fuori di testa per fare i profiler, si sa. O almeno, si vede nelle fiction americane. Ce n’è una, “Perception”, dove il profiler parla continuamente con la propria moglie morta, e lei che lo stuzzica e lo incita gli fa pure risolvere qualche caso, tra una lezione universitaria e un’altra. Chissà con chi parla Mastronardi tra una lezione e l’altra. E ce n’è un’altra, “Those who kill”, in cui il profiler che affianca la poliziotta protagonista è talmente preso dalle proprie ossessioni che una notte, cercando di “percepire” le sensazioni di un assassino, esce di casa in pigiama con un coltellaccio, poi rientra dalla finestra e si avvia verso la stanza del figlioletto dove lo becca la moglie improvvisamente svegliata. Immaginate la povera donna. Insomma, Schettino è uno tranquillo, come autore di reati efferati, via. Ci si può esercitare senza fare brutti sogni la notte.
E bisogna anche avere una gran dose di ottimismo nella vita e nell’arte per averci, nella famosa cattedra, pure una sezione di “Filmterapia” dove ci sono decine di titoli, drammatici e da commedia, italiani e stranieri, sollecitando a partecipare così: «Necessità di migliorarsi? Necessità di sentimento? Bisogno di innamorarsi?» Che forse se li guardava la Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, non faceva a pezzi le sue amiche e poi le scioglieva nella soda caustica. Che ci ha fatto pure un gran film, Bolognini, Gran Bollito, con tre attori en travesti. Lo danno Gran Bollito alla filmterapia della cattedra di Mastronardi? Che cosa non si è disposti a fare perché si iscrivano ai tuoi corsi. Potesse, Mastronardi, forse farebbe pure un collegamento in diretta con Donato Bilancia – quello che ne ammazzò diciassette, in meno di sei mesi. E d’altra parte, non andò in televisione da Bonolis, un successone mai visto?
Alla fine della fiera, Schettino, con la sua faccia da culo, uno che deve avere il cuore impomatato con la brillantina, non è certo il peggiore dei mali dell’università. Del resto, non saprei dire, c’è un processo, aspettiamo di sentire cosa ne viene fuori.
Però, hai visto come è saltata su il ministro della Pubblica istruzione, Stefania Giannini, dando impeccabili lezioni di moralità e didattica? Dico, te ne accorgi ora che le università non devono esse luoghi «dove si produce spettacolarizzazione»? E quando laureano ad honorem menestrelli e giocolieri, nani e ballerine?
E il rettore della Sapienza, Frati? «Una scelta indegna e inopportuna invitare un rinviato a giudizio per reati così gravi all’università». Ma quello, Mastronardi, l’ha invitato apposta a Schettino, proprio per i reati gravi. Si chiama Psicopatologia forense, la sua cattedra, mica può invitare Mary Poppins o Pippi Calzelunghe.
A’ Fra’, sei sulla bocca di tutta l’Italia per avere infilato moglie, i due figli, all’università – non saprei di generi e nuore – e stai a rifarti la faccia con Schettino?

Nicotera, 6 agosto 2014

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