Vent’anni fa moriva Mr. Volare, Domenico Modugno

In gara c’era Nilla Pizzi, con L’edera. Faceva così: «Son qui tra le tue braccia ancor / avvinta come l’edera / son qui respiro il tuo respiro / son l’edera legata al tuo cuor». Nilla Pizzi era la Regina della canzone italiana. Il primo festival di Sanremo, nel 1951, l’aveva vinto lei e l’anno dopo aveva trionfato conquistando l’intero podio (primo, secondo e terzo premio). Quello stesso anno aveva vinto pure il primo festival della canzone napoletana, lei che era emiliana – allora l’Italia era una –, mandando in delirio il pubblico che aveva sparato i fuochi a Piedigrotta. A Sanremo, nel 1958, L’edera, Nilla Pizzi la cantava con Tonina Torrielli, la caramellaia di Novi, per via che veniva da una fabbrica di dolciumi, dov’era operaia – c’erano gli operai in Italia. Una coppia di voci e di presenza impeccabili: la “tradizione”. Non c’era partita.
Poi arrivò lui, di Polignano a Mare: Domenico Modugno. Aveva iniziato studiando per fare l’attore al Centro sperimentale di cinematografia e per caso, lavorando alla radio, s’era messo a cantare canzonette. Erano parole e musiche ispirate al folklore, personaggi di vita reale della sua Puglia e della Sicilia: minatori, pescatori, storie di pescispada innamorati, di cavalli diventati ciechi e spinti a morire nel gran sole rovente dopo il buio delle miniere. Aveva inciso dischi, vinto premi, girato per festival, cantando in siciliano, in napoletano, o nel suo italiano senza accento imparato al Centro sperimentale.
A Sanremo però quella volta aveva portato un brano estroso. Modugno non sapeva scrivere la musica, suonava a orecchio. Quando Gorni Kramer, direttore dell’orchestra di Sanremo, un mito amatissimo e seguitissimo, la sentì la prima volta, sbottò: «Ma che pazzia è questa canzone? Non ha stile, non esiste!»
Faceva così: «Penso che un sogno così / non ritorni mai più / mi dipingevo le mani e la faccia di blu / poi d’improvviso venivo dal vento rapito / e incominciavo a volare nel cielo infinito / Volare oh oh / Cantare oh oh oh oh».
Dipingersi le mani e la faccia di blu. Essere rapiti dal vento, volare liberi nel cielo, a braccia aperte. Un gesto straordinariamente folle e poetico, un’idea dadaista, surrealista, cubista, senza necessariamente essere tutta sta roba qua. È Chagall, è Magritte, è Picasso, dipinti in musica da un signore elegante in smoking bianco che gorgheggiava e allargava le braccia come volesse abbracciare il mondo tutto. Una rivoluzione da fermi. Ma quale edere avvinghiate: possiamo volare volare volare.
E la cosa più straordinaria non fu questa, che vinse. Fu che l’Italia tutta se ne innamorò. Si innamorò di se stessa, di quel sogno assurdo e meraviglioso, di quel mondo bellissimo che aveva dentro e che aspettava di essere raccontato, per esplodere. Che Italia, che anni. Voleva lo spazio infinito l’Italia, voleva il cielo. Quello che sentiva crescere nei suoi desideri. Quell’Italia desiderava volare. Voleva il blu. Non il nero orbace del fascismo, ormai alle spalle, con i suoi disastri, la sua guerra. Non il rosso dei cosacchi, che facevano paura, atei e miscredenti, che avrebbero tolto ogni cosa a ciascuno, collettivizzandola nello Stato. Non il bianco dei sepolcri democristiani, ipocriti e baciapile.
Il blu era il colore della libertà. Almeno, di sognarla. Di cantarla.
Che anni, che Italia. La politica è timida, come sempre, tutta arroccata su se stessa, gira in tondo senza costrutto. Fanfani riesce a prendersi la Democrazia cristiana, dominando le sue infinite correnti, ma non ne fa niente. Niente che significhi qualcosa. Fa un governo con il Psdi e lo chiama – è la prima volta – di centro-sinistra. Sai che sinistra. In Sicilia, dove avere avuto il primo parlamento d’Europa è sempre stato l’alibi per fare qualsiasi estrosità, un signore democristiano, Silvio Milazzo, che a Fanfani e al suo potere accentratore non li sopporta proprio, fa un governo regionale contro il proprio partito e ci mette dentro i comunisti e i fascisti. Fu espulso, scomunicato – allora, la chiesa se la prendeva ancora con i comunisti e chiunque ci facesse comunella, non con le processioni e gli inchini –, intrallazzato con uno scandalo di compravendita di voti. Fine della storia.
Ma l’Italia freme, ha voglia di volare. A Roma, in un ristorante, durante una festa, la ballerina Aiche Nanà improvvisa uno spogliarello, immortalato dal paparazzo Tazio Secchiaroli. Le immagini fanno il giro del mondo. Viene chiesta l’espulsione di Aiche Nanà, che si salva convertendosi. Un paio d’anni e Fellini immortalerà la scena ne La dolce vita.
Finalmente passa la legge Merlin, che abolisce le case chiuse. Per quanto possa oggi essere considerato – e anche allora le discussioni furono accanite e accese – un provvedimento discutibile, era ispirato alla Convenzione per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione. Si discuteva di queste robe qua, in Italia.
Ma soprattutto, alla morte di Pio XII, viene eletto papa il cardinale Roncalli, che doveva essere di transizione e invece ha segnato per sempre l’immaginario del cattolicesimo, e non solo. Papa Giovanni XXIII, il papa della luna che si affaccia e della carezza da portare a casa, il papa che avvia un Concilio che cambierà per sempre la chiesa, il papa della crisi dei missili a Cuba e dell’incubo della guerra nucleare.
Che anni. Volare, la canzone di Modugno, farà il giro del mondo, forse una delle hit più ascoltate e cantate di sempre. Domenico, di Polignano a Mare, avrà una carriera d’artista straordinaria, versatile, di grandissimo successo, al cinema, in teatro, alla televisione.
Negli ultimi anni, dopo una malattia, ma una estrema sensibilità sociale era stata sempre un suo carattere, sarà candidato nelle liste del Partito radicale e eletto al parlamento, dove con determinazione porterà avanti un impegno sui temi dei diritti delle persone disabili e sulle norme a tutela degli artisti.
Una grande vita, un gran personaggio. Vent’anni fa moriva. Che Italia, disposta a sognare grande, quella del Blu dipinto di blu. Sembra passato un secolo. Forse è proprio passato un secolo.

Nicotera, 5 agosto 2014

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