C’era una volta, che i giornali stavano dalla parte della verità e della giustizia

Polanski girerà in Polonia un film sull’affare Dreyfus, l’innocente ufficiale francese condannato per tradimento e mandato ai lavori forzati alla Cayenna.

polanskiÈ da un po’ di tempo che Roman Polanski ha in mente di girare un film sull’affare Dreyfus, l’ufficiale francese di origine ebraica, accusato di tradimento sulla fine dell’Ottocento e che divenne un caso di coscienza collettiva nazionale. Almeno dall’inizio della sua collaborazione con Robert Harris, da cui era nata la sceneggiatura del film L’uomo nell’ombra, uscito nel 2010; Harris è infatti l’autore di An officer and a spy, un libro proprio sul caso Dreyfus.
Adesso il regista sembra deciso a girare, e anche la produzione – il budget è di milioni di dollari – sembra decisa a finanziare. L’importante novità è che dopo cinquant’anni Roman Polanski torna a girare in Polonia. Polanski ha vissuto la propria adolescenza a Cracovia, dove la famiglia si era trasferita dalla Francia per fuggire dall’antisemitismo montante. Quando i nazisti occuparono la Polonia Roman riuscì a scappare dal ghetto e a trovare rifugio presso una famiglia mentre il padre e la madre finirono nei campi di concentramento, l’uno a Mathausen, a cui sopravvisse, l’altra a Auschwitz, dove morì. Alla fine della guerra, Polanski iniziò a studiare cinema, fece il suo primo lungometraggio e poi emigrò lontano dalla Polonia comunista.
La biografia di Polanski è marchiata dalla sofferenza per l’antisemitismo. E in parte la sua opera: basta aver visto Il pianista, nella splendida e premiata interpretazione di Adrien Brody, tratto dal romanzo autobiografico di Wladyslaw Szpilman che racconta dell’occupazione nazista e della resistenza e della distruzione del ghetto di Varsavia. E è innegabile che l’affare Dreyfus fu una storia di antisemitismo.
Il caso scoppiò nel 1894, in seguito al presunto tradimento di Alfred Dreyfus, un ufficiale di artiglieria ebreo alsaziano, assegnato allo Stato Maggiore dell’esercito francese. Accusato di spionaggio a favore dell’Impero tedesco, fu convocato per un’ispezione generale e arrestato l’ottobre dello stesso anno. Dopo un processo svoltosi a porte chiuse, Dreyfus fu degradato e condannato ai lavori forzati: all’Isola del Diavolo, nella Guyana francese, la Cayenna, proprio quella resa famosa prima dal libro e poi dal film Papillon, con Steve McQueen e Dustin Hoffman.
Il caso fu riaperto nel 1896 dal colonnello Georges Picquart, nuovo capo dell’ufficio informazioni dello Stato Maggiore, che presentò ai suoi superiori una relazione nella quale dimostrava l’innocenza di Dreyfus e accusava del fatto un altro ufficiale oberato dai debiti di gioco: molte carte erano state falsificate, molte azioni erano state dettate dal pregiudizio. Il colonnello Picquart fu rimosso dall’incarico e spedito in zona di guerra, ma era intanto partita un’intensa campagna stampa a favore del prigioniero. Molti intellettuali radicali aderirono alla campagna, che oggi diremmo garantista: l’episodio più noto è quello dello scrittore Émile Zola che pubblicò il 13 gennaio 1898 sulla rivista letteraria Aurore una famosa lettera al Presidente della Repubblica Félix Faure, intitolata J’accuse!
Ecco alcuni passaggi della lettera di Zola: «È finita, la Francia ha sulla guancia questa macchia, la storia scriverà che sotto la Vostra presidenza è stato possibile commettere questo crimine sociale. E poiché è stato osato, oserò anche io. La verità, la dirò io, poiché ho promesso di dirla, se la giustizia, regolarmente osservata non la proclamasse interamente. Il mio dovere è di parlare, non voglio essere complice… Ho soltanto una passione, quella della luce, in nome dell’umanità che ha tanto sofferto e che ha diritto alla felicità. La mia protesta infiammata non è che il grido della mia anima… Formulando queste accuse, non ignoro che mi metto sotto il tiro degli articoli 30 e 31 della legge sulla stampa, che punisce le offese di diffamazione. Ed è volontariamente che mi espongo… Che si osi dunque portarmi in assise e che l’indagine abbia luogo al più presto. Aspetto».
E, in effetti, Zola fu processato per vilipendio delle forze armate e condannato, mentre si scatenava una violenta campagna contro ebrei, democratici e liberali.
Dopo un ulteriore processo militare a Rennes, Dreyfus fu condannato a dieci anni per l’accusa di tradimento con attenuanti. In realtà, nel corso del processo era stata ampiamente dimostrata l’infondatezza delle accuse. Nel settembre 1899 Dreyfus fu graziato dal presidente della Repubblica, ma per essere pienamente riabilitato dovette aspettare ancora: avvenne nel 1906. Dreyfus visse sino al 1935. La morte gli risparmiò l’infamia del Velodrome, il rastrellamento di massa di ebrei operato dalle milizie francesi a Parigi il 16 e 17 luglio del 1942: vennero arrestate 13.152 persone, successivamente trasportate a Auschwitz.
Questa di Dreyfus è la storia che Polanski vuole raccontare. Pare che il regista abbia già preso casa a Cracovia, e apprezzi molto le maestranze cinematografiche polacche – il film è ambientato a Parigi e tanti ambienti andranno ricostruiti.
Chissà chi farà la parte di Zola?

Nicotera, 2 luglio 2014

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