I precedenti illustri dell’arresto di Sarkozy

Sarkozy

La cosa peggiore che potrebbe capitare adesso a Sarkozy è che Paolo Virzì giri il prossimo film sulle sue disavventure. Perché sarà pur vero, come recitano le agenzie di stampa, che questa è la prima volta che la custodia cautelare è applicata a un ex capo di Stato francese, però, a meno di non voler considerare Napoleone poco più che un caporale corso, è invece già successo. E del periodo dell’imperatore all’Elba raccontava, appunto, Io e Napoleone, girato da Virzì nel 2006, un film carino e un po’ sconclusionato nonostante le buone intenzioni del regista e le buone interpretazioni di Daniel Auteil, Elio Germano e Monica Bellucci. Insomma, Virzì potrebbe riprovarci, ecco. Di sicuro ci riprovò Napoleone. L’imperatore sconfitto giunge all’Elba il 4 maggio 1814. Dopo che gli Alleati – è la Sesta coalizione: la Russia, allarmata per le mire napoleoniche, si è schierata con la Gran Bretagna la Prussia, la Svezia, l’Impero austriaco ed alcuni Stati tedeschi – il 31 marzo 1814 hanno occupato Parigi, il 6 aprile Napoleone ha abdicato senza condizioni accettando il minuscolo dominio dell’Elba. Nell’isola gli vengono resi tutti gli onori che si possono a un ex imperatore, però nei fatti si potrebbe dire, con linguaggio moderno, che si trovi in uno stato di fermo, benché durerà quasi un anno invece delle canoniche 24 ore d’adesso. È proprio convincendosi che le misure precauzionali nei suoi confronti nascondano una difficoltà degli Alleati di tenere le redini della Francia e dell’Impero che Napoleone fugge dall’Elba. Sbarca – ma qui il film di Virzì si è già fermato – con poco seguito presso Cannes e senza colpo ferire riconquista il potere a Parigi. Il tentativo dura solo cento giorni e crolla a Waterloo (18 giugno 1815).
Peraltro, per Napoleone la custodia cautelare si reitera a tempo indeterminato. Dopo la sconfitta di Waterloo e l’abdicazione (22 giugno), Napoleone si rifugia su una nave inglese: considerato prigioniero, stavolta è confinato, con pochi seguaci volontari, non più nel Mar Tirreno, troppo vicino, ma a Sant’Elena, un’isoletta di origine vulcanica sperduta nell’Oceano Atlantico centromeridionale, possedimento britannico che verrà utilizzato più volte dagli inglesi per tenerci prigionieri detestati (gli zulu, i boeri). A Sant’Elena, Napoleone trascorrerà gli ultimi anni della sua vita, minato dal cancro, dettando le sue memorie.
E prima di Napoleone era già successo con Luigi XVI, re di Francia, a meno di non voler considerare il duca di Berry poco più che un cittadino qualunque, come durante la Rivoluzione effettivamente accadde perché il nome che gli veniva dato dal popolo era citoyen Luigi Capeto, in quanto discendente della dinastia dei Capeto.
Luigi XVI, incoronato re nel 1774, fu costretto da una folla tumultuante a spostarsi dalla reggia di Versailles al Palazzo delle Tuilleries a Parigi nell’ottobre del 1789. La rivoluzione è già scoppiata: dopo l’elezione degli Stati generali, il Giuramento della pallacorda, la dichiarazione dell’Assemblea Nazionale Costituente, la Bastiglia era stata presa il 14 luglio. In un pugno di mesi tutto il mondo è sottosopra, i sans culottes sono al potere e gli aristocratici nella polvere. Le cose, però, non hanno ancora preso una piega definitiva. Nessuno sa bene cosa fare del re e della sua famiglia. Per ora, lo si tiene in custodia cautelare. Anche il re non sa bene cosa fare: non condivide i propositi di restaurazione immediata e radicale fatta da alcuni parenti (il Conte d’Artois e il Conte di Provenza) e interviene per fermare i tentativi di lanciare una contro-rivoluzione. Alle Tuilleries però si rende conto d’essere praticamente prigioniero, e è irritato dalle umiliazioni che subisce la moglie, sorvegliata nella sua stessa camera da letto, e dal rifiuto del nuovo regime di permettergli di ricevere confessori di propria scelta. Qualche ragione i sans culottes dovevano pur averla, perché le potenze del tempo stanno tramando contro la Francia rivoluzionaria e Luigi XVI – con la moglie Maria Antonietta – è il terminale di ogni complotto.
Anche con Luigi XVI, come sarà poi per Napoleone, lo stato di fermo si reitera. Il 21 giugno 1791, il re tenta la fuga con la famiglia, ma il piano è organizzato in maniera approssimativa e i reali vengono riconosciuti e catturati a Varennes. Questo fatto, insieme ai documenti in cui si svelavano le trattative del re con le potenze nemiche, segna la sua fine. Luigi viene ricondotto a Parigi dove rimane nominalmente come monarca costituzionale, ma in realtà agli arresti domiciliari, fino al 1792. Poi, il processo. Verrà ghigliottinato il 21 gennaio 1793 in piazza della Rivoluzione, l’attuale Place de la Concorde
Ora, visti i precedenti, una qualche ripetizione della storia si può pure prendere in considerazione. Sarkozy, come Luigi Capeto e come Napoleone, ci stava riprovando. Il suo obiettivo erano le presidenziali del 2017. Non riusciva a rassegnarsi a essere un citoyen qualsiasi. Lui, era ancora Monsieur le President. Peccato che la laicissima e repubblicanissima Francia non preveda, come invece la democraticissima Chiesa cattolica, che di papi possano essercene due.

Messina, 1 luglio 2014

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