CRONACHE
Villaricca di Napoli. Pensionato spara e uccide vicino di casa. Aveva il volume della televisione troppo alto
Villaricca è un paesone in Campania – circa trentamila abitanti, mica così pochi poi, ma la densità di popolazione da quelle parti è altissima. Sta a nord ovest di Napoli, ma non nella terra dei Casalesi, piuttosto al centro di una sorta di trapezio tra Giugliano, Marano, Afragola e Casoria, non proprio zone tranquille, via. Come altre cittadine di quelle zone è praticamente cresciuta intorno una grande strada provinciale che la attraversa, la SP1. Si chiama pure Corso Europa, e da una parte di questa linea ch’è l’Auchan di Giugliano e dall’altra parte l’Auchan di Mugnano. Nel mezzo, tra i due Auchan, una fila di case e case e case e negozi, officine, e attività varie; pure i bar e ristoranti ci stanno e pure i Carabinieri, su Corso Europa. Insomma, buona parte della vita scorre là, avanti e indietro o nelle rotonde. Pure buona parte della morte, perché ogni tanto c’è una sparatoria per una rapina, oppure una resa di conti tra giovanotti dalla testa calda, o un regolamento tra malavitosi. Non c’è un tasso di criminalità da incubo come nelle zone intorno Casal di Principe, però capita che qualche sera dei botti si sentano, pam pam pam. E non sono quelli della festa.
Così è stato l’altra sera. È successo a Davide Elia Miccio, un giovanotto di 29 anni, ucciso da alcuni colpi di pistola che sono andati a segno al petto, alle gambe, alle braccia. Stava nella sua auto, una Peugeot 307 e rientrava a casa o magari scorrazzava un po’ avanti e indietro. Era su Corso Italia una delle strade principali di Villaricca: lo hanno prima soccorso col 118 e poi portato subito all’ospedale di Giugliano, ma non c’era più niente da fare.
Davide Miccio era “conosciuto alle forze dell’ordine”, come si suole dire in questi casi: piccoli precedenti per estorsioni e resistenza a pubblico ufficiale. Un curriculum, insomma, che se fai lo screening alla popolazione residente da quelle parti ne trovi parecchi uguali. E allora si è pensato subito a un regolamento di conti. Il giovanotto doveva aver pestato i piedi a qualcuno, o aveva alzato troppo la cresta, e hanno pensato a sistemarlo. C’era chi giurava di avere visto una moto con due persone che si avvicinavano al finestrino e avevano sparato, c’era chi giurava che aveva visto un’automobile affiancarsi. C’era chi giurava che erano pistole, chi che era una mitraglietta. Insomma, la solita roba. Gomorra.
Però, le cose non erano così, e questa non è una storia di camorra. Questa è la storia di Giovanni Chianese, un pensionato di 64 anni, “incensurato”, come si suole dire in questi casi. Chianese è un vicino di casa del giovane Miccio, vicino ma proprio vicino, come si può essere vicini in zone dove le case sono cresciute una addosso all’altro e fatte di corsa e capita che se smoccoli una bestemmia ti senta mezzo paese. Chianese e Miccio non avevano però rapporti di buon vicinato, anzi. Ogni cosa era buona per litigare. Forse il più giovane era arrogante, come sono sempre arroganti i giovani e soprattutto quelli che si sentono un po’ uomini di vita: forse il più vecchio pretendeva un certo rispetto, perché già arrivare vecchi da quelle parti significa che sai stare al mondo, e tu ne devi mangiare tanta di polvere per capirlo. Chianese non si faceva certo intimidire da Miccio, ma Miccio non aveva nessuna intenzione di stare a sentire le lamentele del vecchio. Saranno volate parole grosse, nel tempo, una certa rabbia si sarà accumulata, nel tempo. Vai a capire.
Fatto sta che l’altra sera Miccio aveva il volume della televisione altissima, e Chianese proprio non la reggeva. Comincia a fare caldo, e forse voi non avete idea di cosa significa che fa caldo in posti così, non è perché stai al sud ma per via delle case, addossate, senz’aria, fatte come viene. Apri le finestre per respirare un po’ e ti devi sorbire la televisione del vicino a tutto volume magari su qualche programma sportivo sul Napoli – i giocatori che comprerà, quelli che venderà per la prossima stagione – e a te non te ne fotte niente. E quella sera ti gira storto. Forse Chianese voleva che quello l’abbassasse, forse Miccio avrà detto che a casa sua fa il cazzo che gli pare. Che è sacrosanto, ma non vivi mica nel deserto, né nelle case coibentate. Insomma, una lite di brutto, parole grosse, forse qualche offesa di troppo. Poi Miccio se ne va. A scorrazzare con la sua auto.
Solo che stavolta Chianese aveva deciso che il limite era superato. Così, ha preso la sua pistola, regolarmente denunciata, e è andato a piazzarsi sul marciapiede di Corso Italia. Da lì, prima o poi, sarebbe passato.
È passato Miccio. Forse lo ha visto pure, a Chianese. Non ha rallentato, non ha accelerato: su quella strada c’è traffico, stanno tutti fuori, volume a palla di stereo, avanti e indietro. Chianese era sul marciapiede. Ha messo la mano in tasca, ha tirato fuori la pistola, ha alzato il braccio: cinque colpi, cinque segni, neanche un killer di professione.
Hanno tirato tutti un sospiro di sollievo: non era camorra, menomale. Anche perché proprio quel giorno Iovine, il pentito dei Casalesi, aveva lanciato un appello ai suoi sodali: «Pentitevi! Fate come me». E c’è stato un gran battage pubblicitario, anche perché Iovine è quello che voleva ammazzare Saviano, o forse no. E, insomma, non sarebbe stata una buona pubblicità.
Nicotera, 14 giugno 2014