Non ho mai avuto l’intenzione di dire agli eletti 5 Stelle cosa sia giusto fare in questo momento istituzionale e politico — la formazione del governo, l’elezione del presidente della Repubblica e, già prima, l’elezione dei presidenti di Camera e Senato —, perché credo queste decisioni appartengano per intero al movimento e ai suoi rappresentanti e attivisti. Rispetto quindi i loro momenti di confronto, le loro difficoltà, i loro balbettamenti, le smentite e le risalite. Non mi piacciono il disprezzo interessato, l’ironia facile.
Però, io ho votato 5 Stelle perché un gruppo nutrito, combattivo e determinato svolgesse una attività parlamentare, presentasse delle proposte di legge, e ci ragguagliasse sulla vita del Parlamento, che spesso, magari ingiustamente, abbiamo immaginato lassista, perditempo, incline all’indifferenza.
Ora, sappiamo tutti benissimo che si sta attraversando uno stallo dovuto al risultato elettorale e alle paure, alle diffidenze e alle tracotanze di partiti e segretari a trovare una via d’uscita che non sia il ritorno a nuove elezioni — sulle quali, mi permetto di pensare che non cambierebbero granché. Che facciamo allora, intanto che i partiti si decidono a una qualche mossa, ci giriamo i pollici? C’è stato tutto un periodo dedicato alle vostre nuove esigenze logistiche, trovar casa a Roma, prendere confidenza con il Parlamento e la città. Ma davvero tutta l’attività parlamentare è bloccata e quindi non si può far nulla? Davvero se non partono le commissioni non si può far nulla? E che fate allora là, cittadini, ostaggio dei partiti? Davvero tutto il problema sta nel decidere o meno un nome perché sia il vostro presidente del Consiglio incaricato e un altro nome perché sia la vostra proposta per la presidenza della Repubblica? E la crisi del paese? E l’economia? E la disoccupazione, e il precariato? E il referendum sull’euro, perché non parte la raccolta di firme tra i cittadini, uno tsunami tour sull’Europa?
Fate lo sciopero della fame, occupate il parlamento, mettetevi davanti Palazzo Madama e impedite con i vostri corpi l’accesso agli “onorevoli”, prendete una piazza e presentate i vostri disegni di legge. Non saprei proprio cosa dirvi, mi attendo molto dalla vostra immaginazione, quella di Grillo, Casaleggio e di tutti i vostri attivisti. Però, aspettare ancora le calende greche perché “gli altri” vi impediscono di lavorare comincia a suonare come un alibi. Quell’aula sorda e grigia sembra rimanere tale anche con la vostra colorita presenza.
Fate qualcosa. La nave affonda. Salite a bordo cazzo!
Nicotera, 7 aprile 2013