È singolare che proprio nel giorno in cui Mario Balotelli finisce sulla copertina del Time con un titolo bellissimo, The Meaning of Mario – Il senso di Mario, l’eurodeputato della Lega Nord Mario Borghezio si lasci andare a Orange, in Francia, a un incontro della destra estrema Bloc identitaire a “concetti” del tipo: «Bisogna difendere l’Europa della razza bianca, a bastonate».
Non so quanto questo tizio rappresenti l’anima della Lega Nord che Lei ha in animo di rilanciare, candidandosi peraltro, a tutto diritto, anche alla carica di governatore della Lombardia. Ecco, ci pensi, tra i suoi prossimi cittadini c’è proprio Mario Balotelli. Mi pare che sia proprio insopportabile l’idea che le esternazioni di Borghezio vengano accolte con un’alzata di spalle come fossero battute e frasi estreme ma innocue, insomma un folklorismo. Insopportabile, perché tra gli elementi che ogni partito di vecchio e nuovo conio che aspiri a rappresentare gli italiani in un prossimo governo, e non solo in Europa ma nel mondo, dovrebbe avere nel proprio codice identitario, nella sua carta fondativa l’abolizione e la persecuzione di ogni idea razzista.
Il Time ha scelto Balotelli per parlare dell’Europa che sta venendo, in un momento in cui d’Europa e d’Italia negli Stati uniti non si parla o se ne parla solo – come Romney – per indicare il male da cui rifuggire. Ne parla anche perché quella di Balotelli sembra molto una storia americana e poco europea, una storia simile a molte altre loro di campioni della boxe o del football o dell’atletica usciti dai ghetti, dai riformatori e dio solo sa da che cosa con il talento e la determinazione.
La determinazione: quella che deve avergli trasmesso la madre – quest’estate furono paparazzatissimi i due, madre e figlio, quando dopo un gol super Mario corse a baciare la mamma, una cosa così “antica” da averci commosso tutti – incontrando sul percorso in cui cresceva il figlio chissà quanti Borghezio sovrapensiero.
E il talento: non c’è solo Marchionne o Monti sulla cover del Time e non ci sono più i nostri pur spettacolosi sarti geniali, ma un calciatore – un po’ “scurettino” come disse una volta l’infame Borghezio, il King Kong degli Europei 2012 che fece il giro del mondo con la sua rabbia –, un italiano vero, canterebbe ancora Toto Cutugno. Pazzo, dissipatore, vanesio, attaccabrighe, ma geniale. Un uomo del Rinascimento, lo avessero conosciuto Michelangelo o Caravaggio lo avrebbero scolpito e dipinto, con quel fisico, e mi fermo qui.
Ecco, onorevole Maroni, Lei si candida alla guida della Lombardia, e Le auguro anche a altri ruoli politici importanti – e d’altronde ha già mostrato le sue capacità –, ha preso in mano le redini del suo movimento in un momento difficile, sterzando con determinazione sulla trasparenza e sulla fine di un ciclo ormai giunto al tramonto. Con la stessa determinazione ha lanciato alcune battaglie – la questione di come stare in Europa, l’accentramento del governo, la fiscalità dei territori – su cui si può essere d’accordo o meno, criticarsi con ferocia o meno, ma che hanno tutta la dignità di stare nel dibattito politico, teso e difficile, del momento. A che Le serve mantenere nel cono d’ombra della Lega un coglione come Borghezio? Lo cacci, perderà forse qualche voto, qualche militante. A che le potrebbero servire questi miserabili? Pensa che forse sarebbe peggio se abbandonati a se stessi si costituirebbero come “forza autonoma” di una destra attivamente razzista e xenofoba? Fosse così, li combatteremo, fosse così dovrà Lei stesso schierarsi a combatterli.
Si decida, onorevole Maroni, lo cacci via Borghezio dalla sua Lega. A calci nel culo.
Nicotera, 4 novembre 2012