Il nostro primo sondaggio sulle intenzioni di voto ha acquisito un’inaspettata autorevolezza grazie alla dichiarazione del professor Prodi che, stante le cose, teme un’impasse post-elettorale [letteralmente: «L’impasse è probabile»]. La sua preoccupazione conferma così il “senso” di quel nostro rilevamento, che era proprio di un risultato con nessun vincitore incontrastato e nessuno irrimediabilmente perdente, che avrebbe portato a una seconda tornata elettorale, tipo Grecia, con un forte condizionamento europeo, e al quesito su chi potesse essere il nostro Samaras. Dopodiche, il professor Prodi svolge la presa d’atto delle cose per un verso premendo per una legge elettorale che possa evitare l’impasse, per l’altro – e ci sembra questo il ragionamento politico che più collima con le nostre osservazioni – punta alla riedizione di un Monti-bis, cioè di un governo forte sostenuto da partiti deboli. O dove una maggioranza di coalizione acquisita secondo legge elettorale non rispecchia una maggioranza capace di “tenere assieme” il paese, che sembra essere la preoccupazione delle cancellerie europee e [persino!] di chi che è ancora il presidente americano [e che, nonostante, ci auguriamo continui a esserlo], e quindi “si affida”.
Quali che siano le conclusioni che ciascuno tira dai rilevamenti, noi intanto – stimolati anche da queste dichiarazioni – abbiamo messo mano a un secondo sondaggio.* Per evitare un’ulteriore dispersione delle risposte e anche per dare un tono di forte credibilità alla domanda abbiamo scartato l’ipotesi di chiedere quale ticket l’elettore prossimo venturo preferirebbe, il che ovviamente avrebbe comportato risposte a partire dalla propria declinazione di appartenenza politica, dalle proprie simpatie o antipatie. Invece, ci siamo affidati al senso di realtà degli elettori; il che non significa che essi voterebbero per quel determinato ticket, non è il loro “gradimento”, ma ritengono che sia quello con più probabilità di costituirsi. Il vantaggio, a nostro avviso, è che nelle indicazioni di risposta elettori di centrodestra e di centrosinistra hanno indicato, al di là delle loro preferenze, uno stesso ticket, chi augurandoselo chi detestandolo, ma prendendone atto. E questo, ci sembra, rende molto più credibile l’umore dell’elettorato. Peraltro, non si sono registrati astenuti o indecisi, come invece sarebbe accaduto chiedendo quanto si preferisce. Il che, con ogni probabilità, non ha impedito che le due cose [desiderio e senso di realtà] puntassero a una medesima risposta. Come sempre, le domande condizionano le risposte. Però, in questo momento nel dibattito politico, a noi è sembrata la più pertinente. Il che, ovviamente, non significa che le risposte siano più sicure. Noi non siamo la signora Ghisleri, sondaggista del Cavaliere, che pare le azzecchi tutte [e però non gli ha potuto evitare le catastrofiche dimissioni – dove si dimostra che la qualità non sta nel sondaggio ma nella politica].
Però, dalle risposte sembra essere passato a livello sociale il “montismo”, non so se per consapevolezza di un’amara medicina oppure se per mancanza di opposizione reale. O per meglio dire, è la frammentazione politica che porta al montismo: è l’italica “Grosse Koalition”, con un tutor. D’altronde, se sinora è stato sostenuto – con svariate argomentazioni – dalla troika [Pdl, Pd e Udc], cosa mai si sarebbe capovolto da motivarne l’esautoramento? Le ambizioni dei leader dei partiti non bastano. Il punto è che la troika, come dice il nome stesso, è composto da tre unità e “i posti” qui disponibili – premier e presidente – sono invece due, di cui uno sembra stabilmente occupato da Monti, con versatilità nell’impiego. Basterà ai partiti chiedere i dicasteri e i ministri? Manderanno un tecnico anche al Quirinale [o viceversa?]. Visto che il problema prossimo venturo dovrebbe essere la crescita e il superamento del credit crunch, ci manderanno un imprenditore [Montezemolo, Marcegaglia] o un bancario [Passera]? Di questo, a un prossimo sondaggio.
*Va precisato che il campione di rilevamento è meno consistente della volta precedente e che si è svolto a mezzo di interviste telefoniche [tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interview)], dati i tempi ristretti che abbiamo voluto dare alla cosa. Ci siamo avvalsi dei riferimenti telefonici lasciati da chi ha partecipato al precedente sondaggio, godendo in questo modo di una disponibilità forse concessa per la precedente affidabilità dei nostri volontari. Va da sé che non tutti avevano lasciato il contatto di reperimento – che non era un dato indispensabile – e che quindi la platea, benché secondo tutti i parametri utilizzati dalle agenzie di sondaggio sia significativa – di sicuro più consistente degli 800 utilizzati da Mannheimer per i suoi sondaggi, o dei 1351 sondati da Demos che utilizza il prof. Diamanti, peraltro profumatamente pagati mentre qui è tutto lavoro volontario –, è minore. Inoltre, lo diciamo per ponderare sempre i rilevamenti, il campione non è omogeneo, cioè la distribuzione di chi ha risposto al telefono non è uguale per le tre aree del nord, del centro e del sud (isole comprese). Detto questo, come già accaduto con il professor Prodi, ci aspettiamo che qualcun altro di eguale “peso politico” finisca col dire quello che qui viene detto, magari tra qualche giorno. [margine di errore 3,1] Come già per la volta scorsa, i dati sono stati depositati presso uno studio notarile in Roma. Ogni responsabilità è personale, in quanto coordinatore del sondaggio.
Nicotera, 11 settembre 2012