Dicono accada così, che tendi a riprodurre da adulto i comportamenti che ti hanno segnato da bambino. Cioè, non è che sia un meccanismo automatico – i preti qui i parlerebbero del libero arbitrio e quelle cose là – però, ecco, statisticamente succede così, se hai subito abusi tenderai a riprodurli, se hai assistito a violenze come pane e latte quotidiano succede che pure tu.
Così, non dovrebbe sorprenderci – è l’impasto con cui è fatto, no? – che un governo tecnico decida di nominare dei tecnici per supervisionare a «selettivi e non lineari» tagli nella spesa pubblica corrente, là dove si può intervenire [Bondi] – le forniture, l’organizzazione del personale, la logistica di uffici e apparati – o negli aiuti alle imprese [Giavazzi] o, ancora, nel finanziamento ai partiti [Amato]. Tutti, peraltro, a titolo gratuito, ci viene fatto notare, insomma non ci costano niente e anzi dovremo pregarli perché si prendano un rimborso spese. Più disinteressati di così.
Il meccanismo “concettuale” con cui far digerire i tagli a venire è lo stesso già rodato: una minaccia incombe su di noi – il default, lo spread, prima, ora l’aumento di due punti dell’Iva a ottobre – e per scongiurarla non abbiamo altro rimedio che ingurgitare la manovra tecnica del governo, i tagli.
Anche l’acquisizione di una “sponda mediatica” è la stessa: è bastato accollare al governo Berlusconi il taglio dell’Ici – ma non si rivendicava a Prodi l’avere per primo messo mano? –, la spesa allegra – e gli altri governi? E D’Alema? E Prodi? –, e, come un gesto automatico, ecco la Repubblica salutare con ovazioni la nomina di Bondi e degli altri. Sentite Massimo Giannini: «quel colpo d’ala è finalmente arrivato. Il varo della “spending review” e la nomina di Enrico Bondi segnano una svolta radicale nel cammino del risanamento e nel destino del governo». Colpo d’ala, svolta radicale? Tutte le perplessità accumulate negli ultimi tempi da la Repubblica sull’efficacia delle misure di Monti, si sciolgono d’improvviso come neve al sole. Di che parla Giannini?
Anche la determinazione e la “forza” del governo nei tagli a venire vengono da quella stessa condizione che ne ha consentito la nascita, e cioè l’arroccarsi debole dei partiti, il prevalere della difesa di “propri territori” elettorali. Così, Cicchitto mette subito le mani avanti: tagli sì, ma non toccate la sicurezza, vedete che succede giorno dopo giorno? E cioè: difesa “preventiva” di commissari, prefetti, apparati e logistiche dove il centrodestra ha da sempre pescato a piene mani. E Bersani, di rimando: tagli sì, ma non toccate la scuola, dove da sempre il Pd può contare su una consistente fetta di sostenitori.
Nel lasciare senza risposte le questioni principali del momento – come rilanciare un’economia sfibrata e ormai al collasso? dove reperire gli investimenti necessari? quale ruolo può assumere lo stimolo finanziario e chi dovrebbero esserne i soggetti? come ricostruire le linee di credito alla produzione? come far ripartire consumi e risparmio nelle famiglie? – i tagli alla spesa pubblica e l’enfasi che vi viene posta assumono un carattere “ideologico”, in linea con le recenti battute di Monti contro il keynesismo. Non aspettatevi alcun intervento pubblico. Il “pubblico” è il male, e va smantellato. Questa è la nostra mission. Per il resto, bisogna affidarsi ai miracoli che verranno, se verrranno.
Intanto, mentre la sinistra democratica consegna se stessa all’inazione, la destra comincia a cavalcare la protesta. Contro l’Imu, contro la pressione fiscale. Hai voglia a tacciarla di populismo, i sondaggi la danno in recupero e in crescita. Monti sta spianando la strada al ritorno del berlusconismo. Prima o poi, bisognerà votare, no? Prima o poi.
Nicotera, 2 maggio 2012