Sembra una competizione tra persone per bene, quella di Milano. Voglio dire, le differenze ci sono tutte, tra le biografie di Pisapia e della Moratti, però è innegabile la sensazione che in qualche modo appartengano allo stesso inner circle degli abbienti.
Anche questo dovrebbe significare non molto in una competizione elettorale, e stare attenti ai programmi: qui, io non riesco proprio a capire perché un candidato – metti Pisapia – debba compilare un programma in cinquanta punti, su tutto lo scibile, il verde, il trasporto, le donne, i giovani e via così.
Mi chiedo: possibile non ci sia una cosa, una che è centrale per Milano, che riesca a fare da discriminante, tra qua e là? Perché non concentrarsi proprio su una cosa, invece di avere una proposta per tutti, che poi significa imprenditori, lavoratori autonomi, professionisti, in una parola Expo? Funziona questo modo? Qual è la differenza tra strati sociali “rappresentati” in questo tipo di competizione?
Ho guardato allora il programma di Mattia Calise, vent’anni, che si presenta con le liste 5 stelle di Beppe Grillo, volendo dar credito a un giovanissimo e a un’impresa da far tremare i polsi.
Il programma? Veramente, una cosa da borsa dell’acqua calda.
E questa dovrebbe essere – secondo i commentatori di sinistra, «la Repubblica» in testa – la linea del Piave, la possibilità di ribaltare il berlusconismo lì dove tutto è cominciato, dove – secondo loro – comincia sempre tutto, cioè Milano?
p.s. = dopo questo post è successo che i due candidati-sindaco si sono fronteggiati in un talk show televisivo e la Moratti ha aggredito Pisapia e lui non le ha stretto la mano.