il feroce saladino

E così l’hanno preso, il feroce saladino.
Adesso l’album dei most wanted ha la sua figurina introvabile. La più importante della collezione.
Quando gli americani entrarono in Iraq, nella seconda guerra del golfo, avevano con loro – quei soldati che davano la caccia ai generali complici di Saddam Hussein e altri oligarchi del potere – un mazzo di carte da poker, con impressi i volti del regime, in ordine di importanza, gli assi, i re, i fanti.
C’è qualcosa di scopertamente americano, d’altronde dichiarato a chiare lettere – Dead or Alive -, in questo simbolismo di frontiera: l’operazione col nome in codice “Geronimo”, le carte da poker, i poster “wanted: vivo o morto”. Dopo l’11 settembre devono essersi sentiti così, nel far west, come un giudice dai sette capestri.
Però, davvero bin Laden non è mai diventato un’icona da affiggere sopra il letto dei ragazzi del mondo. In Egitto, in Marocco, in Tunisia, in Iran, a Mumbai, ci sono facce di popstar, calciatori, attori e attrici – globali spesso, locali altrettanto. Come è sempre accaduto, litigheranno coi genitori e coi fratelli che li irrideranno o ne avranno fastidio.
Osama no, non è mai entrato nelle loro camerette.

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