Dicono che la droga sia la “merce ideale”, che si fa liquida e solida, è leggera, maneggevole, e si trasporta facilmente. E crea largo profitto. Non sapete cosa si possa fare di un uomo, liquido, solido, maneggevole. Come sia largo il profitto che può dare la sua schiena, e le sue braccia, le sue spalle. E come sia facile trasportarlo. Vedete, la “merce ideale” è la carne dell’uomo. Non è da ora che è così, che a est e a sud, a nord e a ovest si traffica nella carne dell’uomo. È da sempre. Poi, un giorno viene Pesach, viene la pasqua, e l’uomo ferma la frusta che scava dentro la carne dello schiavo, e la carne dell’uomo si rivolta contro il Faraone. E il mare si apre, e lascia passare gli schiavi che cercano la libertà, e poi si chiude e inghiotte le armate del Faraone. Il male non ha il volto di bestie dallo zoccolo di capra e la coda di serpente, ma il volto di altri uomini, di bestie umane. Ci saranno pure padri di famiglia, tra le bestie umane, e timorati di dio, ci saranno pure poeti. Avranno la foto dei loro figli nel portafogli e penseranno alle loro madri, bevendo birra o un qualche spirito o masticando foglie di coca. Vorrà dire che dovremo fare a meno dei loro versi e delle loro preghiere, vorrà dire che faremo a meno delle loro foto e delle loro ubriache romanticherie. Dovremo combatterle, le bestie umane, dovremo combattere contro chi traffica nella carne dell’uomo. È qui la linea d’ombra oggi tra l’umanità e la bestialità, tra l’umanità e la barbarie. È qui che si va costruendo giorno dopo giorno il mondo che verrà. Potrete lasciarli annegare, potrete sparargli, potrete respingerli, ma la più grande migrazione della storia sta accadendo sotto i nostri occhi. L’uomo è tornato a muoversi e cerca terre migliori. È già accaduto. Accadrà di nuovo. È il mondo del futuro che si sta partorendo adesso. Tra il sangue e la merda. Le avanguardie del mondo che verrà sono già partite da tempo – altre arriveranno e altre ancora arriveranno. Centinaia moriranno, migliaia arriveranno. E migliaia moriranno e milioni arriveranno. Dipenderà da noi, il mondo che sarà. Potrà vincere l’umanità, potrà vincere la barbarie. È già successo. Dunkerque è una città portuale nel nord della Francia, al confine con il Belgio, dove tra il 26 maggio e il 3 giugno 1940 nella grande offensiva sferrata verso occidente dalle truppe tedesche della Wehrmacht durante le prime fasi della Seconda guerra mondiale, la travolgente avanzata delle Panzer-Divisionen rinchiuse in una sacca l’intero Gruppo d’armate Alleato, costituito dalle migliori armate francesi e dal Corpo di spedizione britannico. A Dunkerque furono pescherecci e navi da turismo a compiere il miracolo. Un gran numero di piccole imbarcazioni private erano state radunate a Dover, mercantili, traghetti, postali a vapore, navi costiere e i preziosi schuit – delle chiatte – olandesi. Scialuppe e imbarcazioni più piccole facevano la spola con le spiagge caricando prevalentemente di notte i soldati. Sotto i bombardamenti tedeschi molti vascelli furono affondati o danneggiati. In nove drammatici giorni le navi britanniche e francesi evacuarono più di trecentomila soldati via mare attraverso la Manica, perdendo tutto l’equipaggiamento e i materiali ma sfuggendo alla prigionia. Gli uomini di mare sanno sempre quando è il loro momento, quando c’è bisogno di loro per compiere il miracolo, l’inaudito, l’impossibile. Andiamoceli a prendere noi, quei migranti, quei poveri cristi. Stanno lì, sulle spiagge della Libia, come fosse la nuova Dunkerque, circondati in una sacca dalle forze del male. Noi siamo i volenterosi, noi siamo la coalizione dei volenterosi. Noi, comandante Caitanello, noi, capitano Micuccio, noi nostromo Totonno, noi, mozzi Blasi, Alfio, Ndria, Cola. Andiamo, è tempo che ci mettiamo in acqua. Nessuno lo farà per noi, nessuno può farlo per noi. Nessuno sa farlo come noi. Da quando Dio ha separato le acque dalle terre, ci sono cose che toccano agli uomini delle terre e cose che toccano agli uomini delle acque. È noi che sta ora chiamando Dio. È noi che sta ora chiamando la storia. È noi che sta ora chiamando il nostro cuore. Le nostre carni sanno di sale, i nostri occhi sanno di sale, le nostre mani sanno di sale. Il cuore no. E gli uomini delle acque lo sanno quali sono le leggi del cuore, che sono le leggi del mare. Lo sanno quando il mare chiama. Andiamoceli a prendere. Non so se Dio stia con noi. Non so neppure più dove sia Dio. Forse dobbiamo proprio cercarlo e non ci serviranno i radar per trovarlo. Forse dovremo tirare pure lui su dal mare, dalle acque. Forse dovremo gettargli una coperta addosso e dargli qualcosa di caldo. Andiamocelo a prendere. L’Europa parla di guerra, di droni, di bombardamenti, di distruzioni, fa grandi disegni per grandi imprese che non partoriscono mai, noi facciamo le cose degli uomini. Credete che ci mettiamo paura degli schiavisti, delle forze del faraone? Il nonno del nonno del nonno del comandante Caitanello ha visto un polpo che aveva i tentacoli che arrivavano da Santa Trada a Torre Faro, aveva. E li guardava con quell’occhio nel mezzo che faceva paura. Ma non si fermò. Il nonno del nonno del nonno del capitano Micuccio vide un serpente di mare che se lo stendevano arrivava da Reggio Calabria a Messina che ci potevi camminare sopra facile facile che nemmeno Gesù sul lago di Tiberiade. E non si fermò. Il nonno del nonno del nonno del mozzo Ndria vide un’orca che si ingoiò un naviglio carico di merci che arrivavano fino al cielo e non ne sputò neppure una, di nave. E non si fermò. E andarono avanti dove il mare è mare. C’è sangue buono qui, credete che ci facciano paura le forze della schiavitù? Arrivano in Sicilia perché è da mill’anni e mille che dalla Sicilia cambia l’Europa. Ha ragione il presidente Crocetta. Se c’è un luogo dove fare incontrare oggi l’Europa, è la Sicilia. Se c’è un luogo da dove può rinascere l’Europa è la Sicilia. È la Calabria, con le sue coste tormentate. Andiamo, con pescherecci e mercantili, con i traghetti e i postali. Andiamo a fare l’impossibile, a fare il miracolo. Non andiamo a salvare santi e martiri, ci sono colpevoli, ci sono peccatori, ci sono infami. Ci sono uomini. Non andiamo per la democrazia, per i diritti, per la civiltà. Andiamo perché così si deve fare. Perché lo sai sempre quando è il momento che si devono fare le cose che vanno fatte. Non sono un uomo buono, sono un cretino qualunque, un peccatore, un infame, non sopravvalutatemi. Non sono un uomo buono, sono un cretino qualunque, un peccatore, un infame, non sottovalutatemi. Sono stufo delle oscenità gratuite, delle cattiverie gratuite, delle crudeltà gratuite, dell’odio gratuito. Ci saranno pure padri di famiglia, tra voi, e timorati di dio e forse poeti. Se è rabbia che cercate, la troverete. Se è odio che cercate, lo troverete. A te migrante ignoto, milite unkown di una lotta dell’uomo per sopravvivere, per essere umano, a te carne dell’uomo raccolta dall’acqua senza nome, unidentified – come scriveranno pietose carte –, a te, fratello mio, va il mio saluto. Che l’acqua ti sia lieve. Nicotera, 21 aprile 2015
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E’ un bellissimo articolo. Commovente. Grazie.
grazie a lei. e ai suoi pensieri.