Nei Territori occupati della Palestina muoiono sessantaquattro bambini su mille. Come in Italia negli anni Cinquanta. In Afghanistan, muoiono quarantanove bambini su mille. Come in Italia nel 1934. Anche da noi i neonati continuano a morire, tre e qualcosa su mille. Ma ora siamo a un passo dalla Svezia. Siamo tra le migliori medie europee. Siamo tra quelli con le migliori statistiche nel mondo. Siamo nel cuore del super occidente, almeno per questo. Solo che non è così per tutti. I bambini italiani non sono tutti uguali. Al sud si muore di più. Al nord le medie sono proprio quelle della Svezia, al sud ci allontaniamo dai fiordi e ci avviciniamo all’Africa. È così per tutte le cose, lo so. Ma i bambini no. Sui bambini non potete rompere il cazzo.
In Italia, un tempo, alla fine dell’Ottocento, si moriva di tifo e di malaria, di pellagra e di colera. Si moriva per la fame, per la malnutrizione, per le condizioni igieniche, perché non c’erano fogne e si cacava tutti all’aria aperta e si viveva vicino agli scoli. Poi è arrivata la modernizzazione, hanno spianato le campagne e le paludi e hanno messo le fabbriche e l’agricoltura con le macchine. E i vaccini. E si moriva di meno, sempre di meno. Si moriva di fabbrica e di lavoro, certo. Si moriva di guerre, sicuro. Ma i bambini nascevano e non morivano subito o entro il primo anno. Crescevano. Per andare poi nelle fabbriche o nelle campagne con le macchine agricole. O in guerra. Crescevano per morire.
Ora, si muore pure di meno. Siamo tra quelli che moriamo di meno al mondo. Siamo tra le migliori statistiche per longevità. Tra i più forti del cuore del super occidente. Le riforme e le lotte degli anni Sessanta e Settanta hanno funzionato. Tutte quelle medicine a gratis, e le cure, le visite, soldi a palate buttati dalla finestra e le più grandi truffe che ti puoi immaginare. Però tutto questo ha funzionato. Viviamo a lungo. Dice che al sud si vive più a lungo, si muore di meno. Mia madre mi chiama tutte le mattine alle sei per dirmi che sta pulendo le tende o stendendo i panni. Ha novantatre anni e un’energia che io neanche se metto assieme tre vite.
Però, i bambini continuano a morire. E è insopportabile pensare che tu vivi a lungo mentre i bambini continuano a morire vicino a te.
Dice pure che al sud si fanno meno figli, che una donna partorisce 1,3 figli. Che la denatalizzazione colpisce parecchio le isole e le regioni meridionali. Nella famiglia di mio padre erano in otto, tra fratelli e sorelle. Io sono figlio unico. E mio figlio è figlio unico e con la sua compagna ha messo al mondo solo una bambina, almeno sinora. Il ceppo della mia famiglia deve avere contribuito non poco al calo della natalità al sud. Ci siamo persi per strada pure lo 0,3.
Però, i bambini continuano a nascere, pochi certo, ma vengono al mondo pure al sud. Solo che qui, ne muoiono di più entro il primo anno di vita. Il trenta per cento di più che al nord. Il settanta per cento di mortalità neonatale.
Dice che c’è una curiosa sovrapposizione tra le regioni in piano di rientro – da quelle voragini di debito di cui si parlava – e la mortalità infantile. Dice che forse è solo una coincidenza, però nelle regioni sottoposte a commissariamento, a vincoli di bilancio, a stringenti logiche di spesa, lì muoiono più bambini. E dice pure che queste regioni sono per lo più meridionali. Cos’è un piano di Erode contro il sud sto Patto nazionale per la salute? La società dei pediatri parla di «un variegato mosaico di situazioni differenti». Variegato, un cazzo. Mosaico, un cazzo.
In Toscana e in Veneto fanno gli screening neonatali, al sud no. In Toscana e Veneto fanno tutto un percorso sulle vaccinazioni. Al sud no. In Lombardia e Piemonte per i bambini con gravi problemi ci sono centri particolari, al sud ci sono mille e mille piccoli reparti di maternità che i problemi non riescono neppure a diagnosticarli perché mancano attrezzature e preparazione. Certo, ci sono reparti di eccellenza, e medici e infermieri di grandissima capacità, competenza e buon cuore. Io posso testimoniarlo. Però qui parliamo di statistiche, e non di casi isolati. E le statistiche quello dicono.
Dicono che i figli degli immigrati muoiono come muoiono i figli del sud. La stessa identica percentuale. Si può sovrapporre. E a quei bambini a cui avevano dato nome Sofia o Francesco – i più amati per ora – e che non ce l’hanno fatta, è andata come a Gurnoor o Youssef o Rayan – pure loro i più amati – che non ce l’hanno fatta. Dicono che anche questa possa essere una coincidenza. Le statistiche, si sa, le devi interpretare, non è che ti scaldi subito per un dato.
C’è una cosa che chiama SIDS, dall’inglese Sudden Infant Death Syndrome, che vuol dire sindrome di morte improvvisa del neonato, un fenomeno che non trova ancora alcuna spiegazione presso la comunità scientifica. Cioè, un lattante – succede entro il primo anno di vita – è sano, mangia, reagisce, respira, sorride, dorme, piange, e all’improvviso muore. Fanno gli esami postmortem, e ci capiscono meno di prima. Ancora oggi, è la prima causa di morte nei bambini nati sani. Nessuno capisce perché.
Invece, di tutto il resto, per tutte le altre cause adesso sappiamo benissimo perché.
Nicotera, 13 ottobre 2014