
È morto Eugenio Scalfari – e potrà finalmente parlare a tu per tu con Dio – che ultimamente sembrava l’unico interlocutore che prendesse in considerazione come suo pari.
Scalfari è stato non solo un gran giornalista – di penna lucida nell’argomentare, colto e brillante – come forse solo Montanelli, anche perché medesimamente longevi. Ma al contrario di Montanelli, un conservatore aggressivo che caricava a testa bassa qualunque cosa o persona “sapesse” di sinistra, Scalfari, da liberale, da riformista, s’era posto il problema di interloquire con la sinistra, di darle il posto di governo che le spettava, per la sua forza di rappresentazione sociale.
Per fare questo – Scalfari ha inventato un giornalismo che era non solo politico, fortemente politico, ma “un partito”, il partito de «la Repubblicaı. Fazioso – oltre ogni ragionevolezza. In qualche modo però, ha interpretato un sentimento che cresceva nella classe media e alfabetizzata di questo paese – aprire a sinistra. Questo gli ha consentito di superare il suo vero antagonista, il «Corriere della Sera» che passava dagli imbambolamenti della Crespi e di Piero Ottone alle porcherie con la P2. Con «la Repubblica» non si faceva opinione, si faceva direttamente politica. Contro Craxi e il socialismo, divisivo delle sinistre, dalla parte di Berlinguer e del compromesso storico.
Il momento più alto di questa “influenza” (Scalfari è stato il più importante influencer italiano, per circa trenta-quarant’anni) è stato il sequestro Moro e la “linea della fermezza”. Non so quanto Berlinguer lo pensasse di suo, ma di certo la “campagna” di Scalfari è stata determinante perché il Pci assumesse una posizione di irricevibilità di ogni messaggio di Moro (dato per pazzo, per perduto), disperatamente alla ricerca di una sponda per la trattativa. Scalfari riuscì a paralizzare la Dc e il Pci (che forse non ne avevano bisogno), ma comunque a fornire a Dc e Pci l’impressione che stessero agendo per il bene dello Stato e del paese. E sacrificare Moro era necessario – e il male minore. Non credo si sia mai ravveduto di questo.
Ne parlerà con Dio – adesso che ne ha l’occasione.
Ma credo che lo Stato, gli debba almeno un funerale.
Nicotera, 14 luglio 2022.
pubblicato su “il dubbio”, quotidiano del 15 luglio 2022.