
La strage di Bologna non può essere parte di quella strategia della tensione che ebbe inizio nel dicembre del 1969, con la bomba di piazza Fontana, e che continuò per tutti gli anni Settanta, con la manovalanza fascista e coperture istituzionali, il cui scopo era fermare l’avanzata delle sinistre verso il potere, anche creando il caos e ipotizzando una avventura “militare” se necessario, come in Grecia.
Non può, per il semplice motivo che nel 1980 gli americani (che un ruolo avevano avuto in quella strategia) avevano già dato disco verde al Pci, il Pci si era “distinto” nella difesa dello stato dalla guerra civile di sinistra, Berlinguer, dopo il golpe cileno, era stato chiarissimo che neanche con il 51 percento si governa, aprendo dunque a formule istituzionali e politiche “composite”, si era riparato sotto l’ombrello atlantico, aveva chiuso con i rubinetti di rubli e temeva per la propria vita, per mano dei russi (probabilmente anche in Italia, e non di nuovo in Bulgaria).
Se non capiamo la “storicità” di quella bomba – non verremo mai a capo di nulla. Quale altra “strategia oscura” aveva commissionato quell’orribile strage? Non era proprio la sua “forma” a facilitare l’immediata considerazione che fosse “fascista”, come quelle di prima? E pure prendendo in considerazione che una “rete” di stragisti e coperture fosse stata “ereditata” da questa nuova trama – quale ne era lo scopo? Ancora fermare l’avanzata delle sinistre? E quale ordito internazionale – perché uno non può pensare di gettare l’Italia nel caos e profittarne, senza un ordito internazionale – c’era? Ancora gli americani, nel 1980?
Anche le bombe della mafia ebbero due tempi: quelle di Capaci e via d’Amelio erano bombe “mirate” a fermare e distruggere due uomini – Falcone prima, Borsellino dopo, che per primi avevano trovato il coraggio e l’intelligenza per colpirli (come era stato con Chinnici, con Boris Giuliano, con Ninni Cassarà, come con dalla Chiesa): attentati “precisi”, colpisci l’uomo e elimini il problema. Poi, ci furono le bombe al Laterano e a via dei Georgofli e a Milano – e quelle erano “diverse”: stessa mano, diversa “strategia”: il caos, forse con un intento di patteggiamento, forse no. Forse anche un segno di “disperazione”, un colpo di coda, temibile quanto l’animale morente.
Bologna era un “colpo di coda” di un animale morente – la strategia della tensione degli anni Settanta? Non credo. Non riesco a convincermene.
Forse si può usare – per cercare di capire – su quella strage l’aggettivo “ibrida”. Bologna è una strage ibrida. Che non la fa meno pericolosa, anzi.
Ma di certo, affibbiarla a Fioravanti e Mambro a cui Gelli avrebbe dato dei soldi, definirla “fascista”, finisce con il chiudere uno dei momenti più pericolosi per la democrazia, con il coinvolgimento di numerosi uomini delle istituzioni in gangli vitali.
Perché poi a uno viene da chiedersi: siamo sempre esposti a quegli stessi pericoli? O possiamo stare tranquilli perché sono stati Mambro e Fioravanti?
E se non siamo più esposti – cosa è cambiato, da Bologna? Cosa è terminato, da allora?
9 agosto 2023.